SETI

Il radiotelescopio di Parkes aderisce al progetto SETI, ma l'Italia non sta a guardare

Estratto dalla Newsletter INAF:
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Per ora dobbiamo ancora attestarci su un nulla di fatto, ma i radiotelescopi sul nostro pianeta che puntano le loro grandi “orecchie” sono tanti. Di recente il telescopio australiano Parkes del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation(CSIRO) si è unito al programma di ricerca statunitense da 100 milioni di dollari Breakthrough Listen portato avanti al Green Bank Telescope in West Virginia e all’Automated Planet Finder presso il Lick Observatory in California.

Oggi, martedì 8 novembre, il programma “Breakthrough Listen at Parkes” ha avuto il suo battesimo di fuoco, che in realtà gli esperti nel campo dell’ottico chiamano “prima luce”: il radiotelescopio australiano ha osservato un pianeta simile alla Terra scoperto recentemente attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri.

Dall’Australia all’Italia, anche i radiotelescopi INAF hanno un ruolo nella ricerca in campo SETI. Le antenne di Medicina (Bologna) hanno lavorato in questo ambito dal 1998 al 2008 con un sistema di analisi (Serendip IV) proveniente dall‘Università di Berkeley. È ormai fuori uso, ma si sta già cercando di assemblare un nuovo analizzatore di spettro ad alta risoluzione frequenziale a costo molto basso, sfruttando il radiotelescopio per SETI a tempo pieno senza turbarne le normali attività.

Stelio Montebugnoli, storico responsabile del SETI Italia e ricercatore, ora in pensione, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha spiegato: «Quello che intenderei portare avanti alla stazione di Medicina per il SETI è un nuovo concetto di data processing: al momento in tutto il mondo (noi compresi) si sfruttano sofisticati analizzatori di spettro ad alta risoluzione per identificare, nel rumore di fondo, eventuali segnali monocromatici inviati intenzionalmente da un eventuale ET per segnalare la sua presenza. Si pensa, in questo caso, a un segnale monocromatico (semplice portante radio) facilmente riconoscibile perché non presente in natura. Nel caso ET non si curi o non sappia di noi (cosa molto probabile!!), potrebbe comunque usare le tecniche radio più disparate per le “proprie” comunicazioni. Il nuovo sviluppo osservativo dovrebbe quindi riguardare la ricerca della presenza di un segnale radio dallo spazio, modulato in modo sconosciuto immerso in un mare di rumore di fondo». Per fare ciò, a Medicina si userà la parabola VLBI da 32 m per verificare le potenzialità di utilizzo di vari metodi di detection, come gli oscillatori di Duffing e la risonanza stocastica. La stessa cosa si potrebbe fare con la parabola di Noto.

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